Davanti a voi s’intravvedono le abitazioni risparmiate dall’onda. Dimore che sembrano segnare il confine di morte di quell’acqua devastante. A destra invece un cumulo di macerie raggrumate, un tempo era una casa. Non ci viveva più nessuno. Apparteneva alla madre di Doris.
Questi simboli ancora visibili sono pezzi di vita e di storia. Due file di case rimaste in piedi come testimoni ammutoliti. E a pochi passi quelle travolte dalla furia dell’acqua. Dalle finestre e dalle porte spalancate come ferite laceranti spuntano passaggi di quotidianità dei superstiti negli istanti prima di coricarsi. Nessuno si aspettava di risvegliarsi e imprimere per sempre negli occhi e nel cuore il dolore di un dramma così grande vissuto sulla propria pelle.
Un buco nero di sofferenza dove erano volate le persone che non si sarebbero mai più riviste, di cui non esistevano nemmeno più le case e che il giorno prima vivevano a pochi passi, vicine e indaffarate nello scorrere dei giorni. Sparite, inghiottite da acqua, pietra e fango.
Ci fu un istante per fermarsi in cui sgomento e lacrime si abbracciarono. Poi la sensazione di sentirsi in pericolo a loro volta, la fuga verso il colle più alto, il bivacco attorno a un fuoco improvvisato per scaldarsi e asciugarsi. Allora l’acqua è entrata nelle case? Silenzio, attesa, la consapevolezza di essere stati risparmiati dal caso, per un soffio.
Ora su questa terra sacra, a distanza di tempo, il respiro della Natura riempie il cuore. Alcune piante piano piano hanno avuto la forza di rispuntare da quel terreno tormentato dall’acqua. Anche loro aiutano a ricostruire gli spazi vissuti.
Le parole di chi arrivò per primo raccontano tutto il dolore anche di chi era rimasto.
…Solo un’ultima fila di case era rimasta in piedi. Era quella più in alto della frazione. I suoi abitanti erano fuggiti, era a loro che appartenevano quelli voci. Alcune mi erano familiari, Vittoria, il marito e Bepi de Ciana. Li invitammo a scendere e ci raccontarono di avere udito un grande boato, una specie di terremoto e sassi ed acqua giungere in casa. Erano gli ultimi spruzzi della grande ondata che senza più forza avevano risparmiato le case e altre vittime.
Nani de l’Alba
…ci avviammo verso l’alto delle Spesse, ove si trovava la casa di una mia zia (sorella di mia mamma). La casa era in disordine le porte aperte, nessuna persona all’interno. La cucina, le stanze del piano terra erano piene di fango, nella camera c’era ancora acqua. Non c’era nessuno.
…trovai subito mio cugino con la moglie. Mi assicurarono che la zia si era posta in salvo. Era stata accompagnata in salvo da mio fratello, giunto sul posto un quarto d’ora prima. Mi dissero che, travolta dal letto, fu portata fino alla finestra quasi nuda e che era leggermente ferita. Mio cugino era sfinito; con la schiena aveva trattenuto la furia dell’acqua e dell’aria ed era riuscito a portare tutti in salvo.
Giovanni Corona (Brómbol)
La mattina del 10 ottobre alle ore 7.00, i superstiti lasciarono le loro case.
Nessuno è mai più ritornato ad abitarvi.
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