Sei davanti all’albero più significativo: un abete rosso con ben nove ramificazioni divenuti tronchi.
Entrare qui è attraversare una ferita;
attraversare morte, distruzione
attraversare quello che resta.
Culla e sorgente di tenacia, di sforzo caparbio, di metodo di ripresa. Una crescita indispensabile verso la luce, a cercare la punta del sole, a sentirlo passare nelle fessure. I raggi obliqui di fine giornata sono meridiane inconsapevoli che portano al luogo un tempo non tempo.
Entrare qui significa rimanere sospesi.
Foglie, rami, alberi, muschi e vegetazione sono scudo di preghiere.
Argini, depositari di silenzi progressivi.
Nella quiete senza dire hanno continuato a lenire, hanno continuato a modo loro. Si sono fatti alti, hanno aggiunto radici, hanno ricreato dove sembrava impossibile.
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