CASA FRÀMBOL BADO

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Siamo qui davanti all’abitazione Fràmbol – Bado che fu sommersa dall’acqua ma non crollò e proprio guardandoci attorno possiamo rivivere quello che successe la notte del disastro.

La casa resistette all’urto dell’acqua perché l’onda, arrivando da ovest si imbattè nel fienile che avete di fronte, il quale essendo carico di fieno formava un unico blocco. 

“I miei zii Bortolo e Margherita dormivano al primo piano quando si videro sommersi dall’onda. Cercarono di uscire per salvarsi ma scendendo le scale si ritrovavano nell’acqua e lo zio allora saltò dalla finestra verso monte seguito dalla sorella”.

Italo de Fràmbol

Mi ero appena addormentato che sentii una specie di terremoto, mi alzai di scatto e accesi la luce. Subito intuii che era franato il Toc, mentre infilavo i pantaloni mancò la luce e arrivò una grande ondata che aveva già spazzato via le case più basse di Prada. Feci per scendere le scale, l’acqua mi arrivava fino a metà corpo

Mio de Fràmbol

A monte della casa Fràmbol ci sono le case delle famiglie Mela e Tóci. Da lì partì la notte del 9 ottobre il marito di Clara de Tóci, dipendente della SADE, per prendere servizio al cantiere, proprio pochi minuti prima del disastro. Poco sotto la casa, con i fari dell’auto si vide venire incontro l’onda del disastro. Abbandonò l’auto con i fari accesi a illuminare l’onda che avanzava, e corse verso casa, salvandosi. I fari dell’auto furono punto di riferimento per i sopravvissuti delle altre famiglie, che più in alto si riunirono e accesero un fuoco in attesa dell’alba.

La borgata di Prada era collegata al capoluogo attraverso un’importante  mulattiera che scendendo  da sotto il paese, arrivava alla Cùaga e Bindi. Qui c’era il bivio che risaliva il pendio verso la Pineda e l’altro proseguiva per Prada e Savéda attraversando il Vajont tramite ponti di legno.

Verso Prada, la località Rodìs era un posto pericoloso perché soggetto a frequenti smottamenti.

La percorrevano anche i bambini per raggiungere la scuola nel periodo in cui le famiglie si erano traferite.  Portavano anche un piccolo carico di legna per contribuire a riscaldare le aule. Qualche bambina metteva la legna nella gerla. Al pomeriggio, quando rientravano nelle proprie abitazioni aiutavano i genitori o i nonni nei lavori agricoli e boschivi. La sera, al calduccio dovevano fare i compiti e spesso stanchi si addormentavano sui libri.

Laggiù, poco distante dalla famiglia Fumàt, persero la vita i coniugi Giacobbe e Margherita (famiglia Sìgia)

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