Sei in Marthàna, qui dove ora c’è un fazzoletto di terra recintato c’era l’abitazione di Bepi de Milào. Aveva la casa e la stalla con le sue mucche e intorno i prati da falciare.
È l’unica vittima di questa località. Sotto di lui il lago aveva interrotto sentieri abituali per raggiungere il paese e sommerso le case espropriate della borgata Spianàda.
Dopo il disastro, Ian figlio di Bepi de Milào, ha ricostruito al di là della strada, prima la stalla adattandosi a vivere provvisoriamente in una baracca di lamiera e poi la casa che vedete alle vostre spalle. Sul muro della stalla i famigliari hanno posto una lapide in ricordo di Bepi.
Giacomo era in paese quella notte e appena capito quello che era successo il suo primo pensiero fu quello di andare in Marthàna a vedere del papà.
Ero arrivato da poco dalle ferie. La sera del 9 ottobre mi trovavo al bar, stavo assistendo ad una partita di carte tra paesani, ricordo che c’era Patrizio e Piare de Pec’. Verso le 10.30 sentimmo un piccolo boato, la luce traballò due o tre volte, seguì un secondo terribile boato e questa volta mancò la luce. La prima volta non ci venne in mente subito la frana, se non quando sopraggiunse il secondo boato e si ripeté a lungo. Patrizio disse: – Il Toc è caduto.
Andai sotto casa mia e sentii una specie di vento e delle gocce d’acqua. Mi avviai verso il municipio, mi unii a Rico de Dhan e a Balilla e cominciammo a guardare al di là del lago perché c’era un gran silenzio, ma non si poteva vedere nulla.
…Sentimmo dei lamenti e delle urla in Pineda. Vedemmo la luce di una lampadina tascabile che partiva da Lirón, in direzione di Cèva.
Era Donè, si trovava in Lirón con il bestiame, chiamandolo lo pregai di arrivare in Marzana a vedere di mio padre. Mi disse di sì, ma probabilmente vedendo che non c’erano più le case tornò indietro. Tentammo di raggiungere Marzana per San Martino, ma il ponte Therentón non c’era più. Lasciai l’auto sulla costa del Savalón con i fari rivolti verso le frazioni che erano di fronte ad Erto, si vedeva qualcosa: era solo nuda croda, non ci si rendeva conto che l’acqua fosse arrivata fin lassù.
Tornammo in paese ad aspettare l’alba. Il dottor Gallo mi disse che la gente andava avanti e indietro, in qua e in là, spaurita e disperata come animali feriti.
La mattina del 10 ottobre, ci rendemmo conto della sciagura. Fu uno spettacolo orribile, impossibile a descrivere, dove c’erano prati e campi, si vedeva solo melma e ghiaia. Le case strappate con la nostra gente…
Su ogni volto c’era la disperazione. Vidi Marzana e capii subito che cosa era successo. Io, pur nella mia disgrazia, cercavo di sollevare il dolore di Cate de Braga e di Piarìna che si tirava i capelli. Invano, per tutta la notte aveva chiamato la sua Ferruccia. Non si capiva più nulla.
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