Voi sareste stati qui la mattina del 9 ottobre tra le case e le voci di chi c’era, ma alle 22.39 tutto venne cancellato.
Da questo punto vedete la grande e nuda lastronata della frana.
Gli scatti fotografici del giorno dopo documentano il deserto di fango di questo luogo.
Sotto di voi c’è il lago residuo le cui acque si scaricano nella galleria di sorpasso. Con il disastro fu danneggiata e rimessa in funzione nel 1966. Fu costruita nel 1961 dopo la frana del 4 novembre 1960 avendo il sospetto che il lago potesse dividersi in due. Oggi l’acqua del lago rivede la luce al di là della diga.
Le ghiaie di fondovalle sono oltre 50 metri più alte dell’alveo originale dei torrenti prima della costruzione della diga che, avendo sbarrato la valle, ne ha impedito il naturale deflusso.
Di fronte a voi, al di là del lago vedete la frazione di Pineda dove i superstiti furono testimoni di quell’onda che passò sopra di loro. Alcune vittime furono scaraventate lontano, altre rimasero ferite. Dall’una e dall’altra sponda le persone rimaste si chiamavano per avere notizie dei loro cari e in qualche caso non ci poterono essere risposte. La frazione era isolata perché da un lato la frana caduta dal Toc e dall’altro lato della valle la distruzione del ponte Cerentón impedivano di raggiungere il paese.
Nella notte il silenzio era rotto dal rotolio dei sassi che cadevano dalla frana e dal lago che “continuava il suo brontolio minaccioso”
Ma erano le voci di chi abitava nella parte opposta del lago che impressionavano di più.
…ad un tratto, dalla parte opposta del lago, nel grave silenzio della notte, udimmo delle voci imploranti soccorso. Nulla potevamo. Il nostro cuore aveva aumentato i palpiti fino alla follia.
Poco lontano da qui, abitavano i coniugi Giorgetta e Antonio con il figlio Claudio nato da pochi mesi. Di lui non ci sono fotografie. Erano da poco in affitto nella casa di Bogi de Patata.
Insieme a loro quella sera c’era anche la nonna Clementina, mamma di Antonio. Nel 1966 durante lo svuotamento del lago fu proprio lei ad essere ritrovata e riconosciuta.
Antonio, quella sera era di turno presso il cantiere della diga dove perse la vita.
Della loro casa era rimasto solo qualche segno che il tempo ha nascosto e cancellato.
Attraversa la strada per vedere il sacello
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