IL SACELLO

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Questo piccolo sacello è stato voluto da Pin de Langa e Svaldin de Benéto per ricordare tutte le vittime. Fu inaugurato il 23 maggio 1964. Il grande Cristo appeso alla parete veglia su di loro. Dove è stato eretto il sacello c’era la baracca della famiglia Pin de Langa.

Pin e Svaldìn
Baracca di Pin, oggi qui il sacello. Prima casa Svaldìn in costruzione.
Inaugurazione del sacello

Il rito fu officiato da Don Gastone, parroco di Erto con la presenza anche dei parroci di Casso, Claut e Cimolais.  Erano presenti numerose autorità, una cospicua rappresentanza dell’ENEL – SADE e dei cantieri operanti sul territorio oltre a tanti superstiti. Dopo la Santa Messa i cantori di Erto eseguirono alcuni brani della Messa da Requiem.

Foto inaugurazione

Ci guardano 67 volti. Ognuno custodisce una storia improvvisamente interrotta. Solo Angelica fu ritrovata il giorno dopo e Clementina nel 1966.

Impressionano i numeri dei bambini deceduti:

14 da 0 a 10 anni, tre di loro avevano solo qualche mese di vita.

9 da 11 a 15 anni

7 da 16 a 20 anni

Nessuno di loro è stato ritrovato.

Sono numeri che da soli restituiscono il dramma e scatenano i ricordi.

Ogni anniversario, ai piedi del Cristo e dei volti delle vittime, il sacello si colora di fiori. I parenti quasi in mesta processione arrivano anche da lontano a portare un saluto ai propri cari. È un giorno e un luogo che invitano all’ascolto.

Non servono parole, salendo i gradini per entrare come nebbia fitta fitta ti avvolgono i pensieri di quella notte quando la speranza che qualcuno fosse vivo si affievoliva man mano che la luce dell’alba svelava ciò che era successo. Per tradizione, davanti al sacello, alle 22.39 ardono 67 lumini posati a formare una croce.

Croce di lumini

La notte di Natale, un piccolo abete addobbato con palline e batuffoli di cotone si illumina di luci colorate. Sono gesti di Memoria voluti da Svaldìn e Albina e ora qualcuno continua a non farli mancare a chi ci ha lasciato.

Nel 48° anniversario Marianna Corona coglie i gesti di Memoria

48^ Anniversario

I fiori sono già nelle case da qualche giorno

Le signore con le borse

delle candele si incontrano per strada di prima mattina

Un muto scialle silenzioso avvolge l’intero paese, insieme a una foschia

nostalgica

Un lavorìo dignitoso e taciturno dura tutta la giornata,

perpetuando il rito della memoria.

Penso alla sera, quando anche io

andrò a dipingere quel quadro di lumini, aspettando le 22.39

Penso alla notte quando strade, viottoli e angoli remoti odoreranno di morte,

illuminati a lutto da tenui bagliori.

Pin de Langa davanti al sacello

La casa dietro al sacello è di Svaldìn de Benéto. Si salvò perché era lontano per lavoro. L’onda gli aveva spazzato via oltre alla casa paterna anche quella che stava ultimando per andarvi ad abitare dopo aver sposato Albina e la ricostruì accanto ai pochi resti lasciati dalla furia dell’acqua, per abitarvi nel 1965. Il suo dolore era immenso perché aveva perso tutta la sua famiglia; il papà, i fratelli, la cognata e la piccola Margherita. Per molti anni con la moglie gestì il bar, luogo d’incontro e di ricordi per tanti paesani.

Pochi passi e sei dalla famiglia di Pin de Langa

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