IL FONDOVALLE
Sei in Cèva
Negli occhi di chi viveva qui e nelle località di Marthàna e Ornérs, abitate da marzo a novembre, scorrevano le immagini degli anni della costruzione della diga e del lago e avevano impresso nella memoria il fondovalle al di qua e al di là del torrente che piano piano l’acqua sommergeva. Per molti anziani, la catastrofe è iniziata allora, quando prima dell’innalzamento del lago, molte abitazioni furono espropriate insieme alla parte più fertile dei terreni. Qui ogni famiglia aveva anche la stalla con i propri animali domestici e i prati da falciare.
VITA QUOTIDIANA
L’ ESPROPRIO
Proprio laggiù davanti a Marthàna e Cèva finirono sott’acqua i mulini e la segheria alimentati dal torrente, la storica Via Postale che scendeva da San Martino e l’antico “pónt da Mésa” che permetteva di attraversare la gola del torrente Zemola, in ertano semplicemente Val.
Precari ponti di legno consentivano in vari punti il collegamento tra le sponde della valle.
FONDOVALLE- PONTE
Il metodo e l’arroganza della SADE si esplicitavano avvalendosi del decreto di esproprio “per pubblica utilità”. Offrivano un misero importo comparandolo al valore catastale. La SADE inoltre pretendeva la firma di tutti i proprietari, molti dei quali non rintracciabili essendo emigrati anche in America. Naturalmente, se non firmavano tutti, i soldi venivano depositati presso la Cassa Depositi e Prestiti e in qualche caso non sono mai stati incassati. Ci fu chi lasciò il paese, altri invece accettarono di ricostruire la casa a monte. A San Martino e alle Spesse le nuove case furono portate via la notte del disastro. A Erto sono ancora lì.
DOLORE E SGOMENTO
Gli espropriati addolorati ed impotenti, ma decisi a salvare i ricordi di un’intera vita, prima che l’acqua del lago sommergesse ogni cosa, cercarono di recuperare quanto più possibile delle loro case, perfino le tegole. Una teleferica dal fondovalle trasportava il materiale fin su al paese.
Dalle parole di Tina Merlin
…Queste sprofondano lentamente nell’acqua, giorno dopo giorno, come bastimenti in avaria. Coloro che le hanno abitate fino a un anno prima, che hanno faticato nelle terre che le circondano, che in quelle abitazioni hanno messo al mondo i figli, che li hanno visti rincorrersi sui prati, assistono quasi alla sparizione del loro paesaggio perduto…Hanno improvvisamente rotto con il loro passato.
A nulla valsero i tentativi dei Comitati nati in quel periodo di salvaguardare i diritti degli espropriati. La gente si sentì tradita e i Comitati si sciolsero.
DOLORE E SGOMENTO CON IL LAGO CHE CRESCE
Il lago ormai era una realtà: per i ragazzi uno svago, tra risate e tuffi. Una zattera ti consentiva di viaggiare sull’acqua e di guardare in modo inusuale la tua terra da un’altra dimensione.
Scendendo per un breve tratto lungo il prato raggiungiamo la casa di Nani de Giambonìn, dove la figlia Franca e il nipote Gianni ci fanno rivivere i loro ricordi.
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