CASSO

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Ecco lassù il centro abitato di Casso.

Non venne distrutto perché la parete rocciosa su cui poggia lo protesse, smorzando la potenza dell’onda proveniente dal lago. La stessa parete impresse all’onda una spinta di ritorno che la deviò verso la forra del Vajont e verso Longarone.

A Casso arrivarono alti spruzzi che trasportavano fango, pietrisco ed alcuni massi.

Uno di questi massi sfondò il tetto della chiesa cadendo a fianco dell’altare, e lì si trova tuttora.

A quel tempo anche a Casso c’era la scuola, e vi dormivano le maestre che venivano da fuori.

 Quella sera il piano terra fu invaso dall’acqua e dal fango, ma le maestre si salvarono perché, fortunatamente, erano alloggiate al piano superiore. In una casa un uomo si vide attraversare la stanza da un tronco, una trave di legno che entrò dal lato a Sud, ed ora lo può raccontare solo perché, coricato da poco, si era sottratto alla traiettoria del tronco.

“Arrivai in camera, mi spogliai e stavo per mettermi a letto, quando sentii un fortissimo scossone e il rumore del materiale che franava, sulle pendici del Toc. Allora mi precipitai alla finestra, e vidi il “Col de la Uselàda”, che era illuminato dalla luce del faro, staccarsi e scendere verso il lago. Poi un bagliore di fuoco si alzò, probabilmente causato dal corto circuito delle linee elettriche situate nella zona. Successivamente un’ondata d’acqua si alzò verso il nostro paese.

Allora mi ritirai dalla finestra, pensando che potesse devastare il paese e mi appoggiai contro il muro della camera. Intanto un masso sfondava il muro della camera situata sopra la mia. Poi sentii le grida di alcune donne che abitavano nelle case vicine.

Bino Manarin

 

“Quella sera misi a dormire Renata e Fausto e poi andai da Magaréta, che abitava di fronte a me, per osservare dalla sua terrazza il Toc illuminato da un faro situato in prossimità della diga: erano passate le 22.30. Ad un tratto vedemmo le piante di pini e larici che si muovevano con il terreno sottostante. Subito dopo la luce del faro si spense e sentii un rumore indescrivibile che non avevo mai sentito prima e Magaréta mi disse: “Viene la fine del mondo”. Allora ci riparammo vicino al muro della casa perché cadevano sassi da tutte le parti e l’acqua ci aveva bagnate tutte e due. Guardai il cielo e vidi che era sereno: c’erano anche le stelle.

Anna De Lorenzi

 

…… il viso rivolto verso il Toc a cercare nella notte una possibile spiegazione.

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