In fondo al prato, dove oggi c’è una piccola azienda agricola, abitava la famiglia Corona de Fumàt.
Le vittime furono cinque.
Questa casa fungeva anche da latteria turnaria per l’intera borgata In un locale apposito, attrezzato con il focolare, lavoravano il latte e producevano formaggio, burro e ricotta.
Sono nata nel 1963 e quando avevo sei mesi non stavo bene e la mamma consigliata dal medico mi portò in ospedale. Lei rimase accanto a me e poi le dette il cambio mia sorella Angelica.
La notte del disastro la mamma era in Prada insieme ai nonni paterni e ai miei due fratelli Bortolo e Gioacchino. L’onda li travolse e nessuno di loro fu ritrovato.
Mio papà si salvò perché lavorava a Torino.
Rossella
Italo condivide un ricordo personale di quando era un bambino di 8 anni;
Tra Pasqua e Pasquetta del 1952 ci fu una grande nevicata: la neve raggiunse l’altezza di oltre un metro. Io, testardo, volendo farmi vedere forte volevo tornare in paese da mia madre nonostante la nonna me lo sconsigliasse. Tanto feci che dovette cedere lei e mi avviai. Ad un certo punto, lungo la mulattiera prima delle Rodis non riuscivo più a scendere e tornai indietro.
Arrivato presso la casa di Fumàt invocai l’aiuto della nonna perché non ce la facevo più a proseguire a causa della neve pesante.
Ora proseguiamo verso Barisèl, dove c’era la casa dei coniugi Angelica e Fortunato (Fortunè)
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