SILVANO

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Qui hanno perso la vita i coniugi Silvano e Antonia. 

Il nipote Gualtiero ricorda la nonna Antonia sempre vestita di nero. In paese la chiamavano la “stria”, strega, per la sua conoscenza delle erbe medicali e l’abilità nel ricomporre le ossa fratturate. Ai nipoti dava sempre il compito di battere la zangola per fare il burro. Nonno Silvano era solito masticare tabacco. Ogni mattina svegliava i nipoti alle 5 perché portassero le mucche ad abbeverarsi. I corpi non furono mai ritrovati, ma tra le macerie riemersero alcuni oggetti che ci riportano alla loro quotidianità. Una statuetta di Sant’Antonio, a cui Antonia aveva affidato la protezione del figlio soldato in guerra, e davanti alla quale poneva ogni sera una candela accesa. Il coltellino di Silvano, facile da riconoscere perché era un abile intagliatore. Il libro di preghiere, ritrovato impigliato tra i rami di un albero anni dopo il disastro, che ad ogni utilizzo veniva avvolto con cura da Antonia in un sacchetto di nylon, affinché non si rovinasse.

Ogni giorno venivo in località Ornérs, dove è morta la famiglia di Silvano de Longo. Per loro ero come un secondo figlio, in quanto i loro figli già adulti erano lontani. Prima di arrivare da loro mi fermavo a giocare con i ragazzi della famiglia Brómbol, che erano miei coetanei, soprattutto con Marco e Rinaldo. La loro casa e quella vicina furono espropriate perché si trovavano sotto al livello dell’invaso. 

Italo

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