FAMIGLIA PIPI

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La casa prima del disastro

Era l’ultima casa, davanti a loro la distesa del lago.

Qui hanno perso la vita i coniugi Vittorio e Giacoma e i figli: Rosastella, Margherita, Pietro, Daniele, Daniela di soli quattro anni e lo zio Antonio.

La famiglia Pipi
Lo zio Antonio

Pierina era una delle sorelle rimaste. Aveva sedici anni e lavorava in Germania. Ricorda che per una settimana i datori di lavoro la tennero nascosta in casa perché non era facile trovare le parole per raccontarle quanto era successo. Sapevano già che la tragedia aveva duramente colpito la sua famiglia. Aveva perso per sempre i suoi genitori e i cinque fratelli e nessuno di loro fu ritrovato. La accompagnarono fino a Longarone per essere poi fatta salire sull’elicottero che la portò a Cimolais. Qui, ad attenderla, c’erano i fratelli che si erano salvati perché come lei erano al lavoro lontano dal paese: Vittorino, Emanuela e Sebastiano.

Il dramma di quella notte è ancora vivo. Mentre Sebastiano parla, sento tutto il suo dolore quando a stento trattiene le lacrime. Parla a singhiozzi perché davanti ai suoi occhi rivede ad uno ad uno i suoi famigliari e sono tanti; i genitori, cinque fratelli e lo zio che in un attimo non ha più rivisto.

Lavoravo a Pieve di Cadore come muratore. Saputo quello che era successo, insieme ad altri operai sono tornato verso casa. A Codissago saltavo di trave in trave, un salto per parte, strade non ce n’erano più, il ponte non c’era più.

Proseguendo verso Erto, lungo la mulattiera abbiamo incontrato quattro persone che scendevano verso Longarone, parlarono con Bruno ma quando mi videro si girarono dall’altra parte, non avevano il coraggio di dirmi la verità.

Avevo sedici anni. È stata troppo grande per me quella tragedia. Avevo lasciato casa mia da pochi giorni per andare al lavoro e quando sono tornato non c’era più nessuno, tutto sparito. Era rimasto solo il pavimento.

Il Sedime

Ricorda che a Cimolais per quindici giorni rimase con la stessa tuta da lavoro che aveva indossato la mattina del 10 ottobre per andare al lavoro.

… Ero presso la colonia di Cimolais. Nessuno si curava di me, né autorità civili né religiose, fino a quando Bobo, il taxista di Cimolais, recapitò il vestiario della POA per i superstiti e trovai qualcosa per cambiarmi.

La sua casa era in mezzo ai prati e poco distante il lago continuava a crescere. Sebastiano ricorda la prima frana.

Erano le 10.00, 10.30 quando vidi un polverone. Invitai Piero e Pierina a scappare perché il lago si alzava. Vidi un vortice d’acqua che divorava le piante come fosse un drago.

Il percorso termina qui, rifai lo stesso percorso per raggiungere la strada da cui sei partito.

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