Davanti a voi vedete le località: Prada, Ornérs, Cèva e Marthàna. Oggi il bosco nasconde e protegge i sedimi delle case e delle stalle distrutte e nel tempo ha preso il posto dei prati, dei cortili, dei campi che mani amorevoli tenevano con cura.
Quella notte da qui era facile guardare al di là del lago, ma nel buio si poteva solo intuire che qualcosa era successo. Non rimaneva che urlare il nome del proprio caro nella speranza di udirne la voce.
Dietro a voi, poco più in alto c’è il cortile della casa dove Menina andava per capire se Ferruccia, la nipotina di tre anni era viva. Guardando con il binocolo si rese conto di ciò che era successo.
…e così andai davanti alla casa di Sép e lì… vidi, non vidi più niente… Ormai capii che Ferruccia non c’era più.
…ricordo che la signora, Pierina de la Stéla, ha iniziato a chiamare sua figlia Ferruccia che era rimasta in Prada con la nonna e la zia, ma purtroppo anche lì solo fango. Naturalmente nessuna risposta. Più tardi ci dissero che c’era la probabilità di un’altra ondata e che bisognava salire più in alto. Allora siamo saliti in località Forcài dove mio nonno Rècia aveva la casa con la stalla.
Amabile
Ester con gli occhi di bambina rivede quell’ultima estate
Quell’estate in Prada ci eravamo divertiti tantissimo, avevamo tutti i nostri giochi lì. Marina la mia bambola che sembrava una bambina vera, aveva persino gli orecchini e poi la bicicletta che avevo avuto in regalo per la Cresima: rosso fragola con i copri raggi e dei nastrini colorati sul manubrio; quante corse abbiamo fatto io e Lucia. E poi il lago, c’era un posto a Marthàna dove non diventava subito profondo, ma il prato si tuffava dolcemente nell’acqua. Erano stati per tutta l’estate il nostro mare e la nostra spiaggia d’erba.
E poi i suoi ricordi tornano alla notte del disastro.
La gente sembrava impazzita, gridava, piangeva, chiamava quelli che erano in Prada! Mi svegliai in quella casa sconosciuta, silenzio! Scesi in cucina, nessuno! Guardai dalla grande finestra e vidi sull’enorme terrazzo tanta gente anche Tanta, Giòta e la mamma. Uscii, non c’erano più i colori nel mio paese, le persone sembravano statue immobili! Non capivo se stavo sognando, dove ero? Cos’era tutto quel fango? Tutto era color caffelatte!
Non sapevo ancora che quel mare di melma si era portato via tanta gente, la mia bambola, la mia bicicletta!
Prosegui fino a raggiungere il monumento ai caduti.
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