Sei alle Spesse (denominata anche Patata o Còl de la Rùava) il borgo più colpito dalla catastrofe.
Quel costone rossiccio deviò l’onda verso le zone della sinistra lago, risparmiando il centro storico.
C’erano campi, prati, orti, qualcuno aveva le mucche. L’abbondanza d’acqua, ci riporta indietro nel tempo quando c’erano un mulino e una segheria. Questa zona fu interessata anche dall’esproprio nella parte bassa. Qualche famiglia lasciò il paese, due invece ricostruirono la casa sempre qui ma più a monte. Inutilmente perché furono travolti dall’onda. In mezzo alla vegetazione, dove è possibile, scopriremo i 17 sedimi delle case distrutte. Nella speranza di ritrovare le vittime si scavò per giorni fino a far riemergere i pavimenti. I parenti, per ricordare i congiunti travolti dall’onda, lasciarono dei segni che oggi possiamo vedere: una pietra con una croce, una lapide, una fotografia, un fiore di plastica sostituito da quello fresco nella buona stagione. Ogni anniversario, qui è come il giorno dei morti, il paese è un cimitero a cielo aperto, ogni sedime è una tomba senza un corpo. Le piastrelle, le lastre scalpellate e i pochi oggetti ritrovati riportano a spazi che sembravano sicuri, a sorrisi di bimbi, a racconti, a piccoli e grandi gesti, a prati verdi e campi coltivati. Oggetti graffiati dall’onda e che oggi sono le voci dei luoghi dove regna sovrana la morte, mentre intorno la natura ti prende per mano. Sono brandelli di vita e di storia.
Resti di un pupo ripescati presso la frazione delle Spesse. Forse ha reso meno triste l’ultima giornata terrena di un nostro bimbo.
L’Amico di famiglia Bollettino della Parrocchia di Erto Maggio 1964
Pochi i superstiti, abitavano lassù in alto nell’ultima fila di case risparmiate dall’onda o erano lontano da casa.
Ascoltiamo le testimonianze di Nani dal Brómbol e Nani de l’Alba che arrivarono qui appena successo il disastro e nelle ore successive. Quello che appare ai loro occhi è indescrivibile.
.. in silenzio ci avviammo. Incominciammo a trovare materassi, pezzi di mobili, serramenti, oggetti vari, piccole scarpine da bambino. Il cuore si stringeva sempre più.
… la strada era ingombra di materiale. Con la luce della pila ci accorgemmo che erano sassi, tavole, materassi, tutti resti di case.
…Arrivammo alla via Spesse, non c’era più nulla. Il costone che ospitava l’abitato era irriconoscibile. Avanzammo sempre senza trovare nulla.
…Ma il nostro stupore più grande fu quando si giunse a fatica alle prime case di Patata, non c’erano più. Proprio spazzate via completamente.
Il brigadiere ci invitò a cercare eventuali corpi umani fra tutto quel groviglio di disperate cose. Non trovammo niente.
Questa terra denudata accolse anche i superstiti della sinistra lago e le vittime ritrovate nelle varie località. Era uno spazio idoneo per gli elicotteri. I famigliari si riunivano per dare una mano o per onorarne la memoria.
…Ad un tratto si stava avvicinando un elicottero. I piloti ci fecero segno di avvicinarci. Assieme a Mene de Melìsa e ai Vigili del Fuoco di Udine ci avvicinammo mentre atterrava. Quell’elicottero veniva dalla Pineda, con la prima salma.
Nani dal Brómbol
A pochi passi potrai ascoltare il racconto della famiglia Pìntha
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